Stromboli

Il cono vulcanico di Stromboli (dal greco “Strombos”, rotondo) svetta sul Tirreno con i suoi 926 metri di altezza, sormontato da un perenne pennacchio di fumi che lo rendono famoso in tutto il mondo. Escursionisti e curiosi, appassionati naturalisti, scienziati e vulcanologi fanno, infatti, a gara per recarsi a visitare una delle poche zone vulcaniche del Mediterraneo in attività da almeno duemila anni. La parte di vulcano che noi vediamo è peraltro solo la parte emersa di un imponente vulcano di 3.000 metri di altezza il cui volume complessivo è 25 volte più grande di quello della parte emersa. Stromboli è caratterizzata dalla sovrapposizione di più vulcani, al centro si erge la cima più alta, la Serra Vancori, a nord essa vi è il cratere Cima e più a nord il cratere attualmente attivo che è delimitato da due creste formate da ammassi di lava (“Filo del Fuoco” e “Filo di Baraona”). Un’intensa e cadenzata attività esplosiva, si alterna periodicamente a eruzioni di ceneri e vapori, con frequenti gorgoglii di lava incandescente; i prodotti delle piccole ma suggestive eruzioni, precipitano senza arrecare danni lungo la “Sciara di Fuoco”, un ripido pendio detritico dal fronte di quasi mille metri, che scende a picco sul mare, dove il materiale incandescente si inabissa tra sbuffi di vapore.
Proprio a causa della frequente e abbondante attività esplosiva, non sono pochi gli infortuni – spesso mortali – registrati tra gli escursionisti che, senza l’ausilio di una guida, si avventurano ad ogni stagione sulle sommità del vulcano.